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Mai sentito parlare di “pratica cerimoniale”?

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La pratica cerimoniale prende origine dai principi dello neo sciamanesimo – una sorta di adattamento dello sciamanismo tradizionale alla vita occidentale.

In realtà poco importa se utilizziamo il termine sciamanesimo o neo-sciamanesimo, piuttosto è il concetto che sta alla base ad essere importante: creare un contatto con il proprio intuito e il mondo dello spirito e prendere le distanze dalla mente razionale.

Perché è così importante? Perché l’intuito e la spiritualità sono presenti nel profondo di ognuno – capita, ad esempio, di entrarne in contatto quando avvengono fatti o situazioni a cui non sappiamo razionalmente dare una spiegazione – e riscoprirli significa connetterci con la nostra parte più profonda per crescere ed evolvere in serenità.

Significa svuotare mente e corpo dal flusso incessante dei pensieri che condizionano la nostra vita, inducono ad esprimere giudizi spesso errati e a trarre conclusioni inutili per poi gravare sul corpo e appesantirlo. Significa spostarci dal mondo ordinario – per semplificare potremmo definirlo la quotidianità – per cercare uno spiraglio dentro di noi e riuscire nella propria trasformazione.

LA PRATICA CERIMONIALE può essere considerata un avvicinamento al viaggio sciamanico, una sorta di apprendistato necessario per imparare di passo in passo a scivolare dal mondo visibile – potremmo definirlo anche mondo materiale, razionale o realtà quotidiana – al mondo invisibile e al divino; questo scivolare è portare magia nella vita di tutti i giorni, nel senso di intenzionalità verso i propri bisogni e sacralità per ciò che non si vede – ma c’è – e scoprire come risuona dentro di sé.

Per entrare più in profondità e operare la connessione col mondo invisibile è utile entrare in un altro stato di coscienza. Come? Lasciando spazio all’emisfero creativo – che ragiona per metafore – e alla capacità immaginativa (un potere innato in noi anche se scarsamente utilizzato!).

Un’emozione forte, vedere un’opera d’arte, assistere ad uno spettacolo (della natura, teatrale, musicale) ci allontanano da spazio e tempo e fanno entrare in connessione con il nostro essere più profondo, di cui abbiamo perso dimestichezza: ecco sperimentato uno stato di coscienza alterato.

Non si tratta di vivere qualcosa di esoterico, al di fuori di noi, ma di sperimentare una via diversa per dedicarsi a sé.

La pratica cerimoniale consente di oltrepassare il velo della razionalità (del mentale) e STUPIRSI, DIVERTIRSI, GIOCARE (attivare il lato infantile!).

[…] lacerare i veli che separano il mondo visibile da quello invisibile e accedere a informazioni ed energie che possono risvegliarci […] cit. Sandra Ingerman da “Il viaggio sciamanico”

Innanzitutto la grande sfida (e la risorsa, direi!) del lavoro cerimoniale consiste nel silenziare i nostri dispositivi elettronici, sgombrare il campo dal brusio dei pensieri o dalle preoccupazioni della vita quotidiana e dai ritmi frenetici e dalle continue sollecitazioni esterne. In altre parole, fermarsi.

Una cerimonia o un viaggio sciamanico sono delle attività sicure, sono sempre atti deliberati – di scelta – motivati da un bisogno (l’intento) in cui si è presenti e coscienti.

Vi racconterò in un successivo articolo come preparare e prepararsi ad una pratica cerimoniale, quel momento tutto per noi che, con un po’ di costanza, diventerà un’abitudine. Si tratta di una pratica semplice – non occorre creare qualcosa di elaborato, anzi più naturale è più si integra nella vita quotidiana.

[…] La chiave di tutte le pratiche spirituali, sia che si tratti del viaggio sciamanico che della meditazione, è la concentrazione. È essenziale imparare a concentrarsi, senza farsi distrarre dal brusio dei pensieri o dalle preoccupazioni della vita quotidiana […] cit. Sandra Ingerman “Il viaggio sciamanico”.

LA PRATICA SCIAMANICA E LA VITA.

Tutti noi siamo stati educati a non credere nei mondi invisibili, che è reale solo quello che si può toccare, vedere, udire. Il resto è frutto della nostra fantasia.

Perciò, se affrontate un viaggio sciamanico, allestite una pratica cerimoniale o anche solo leggete di mondi non-ordinari, intento, spiriti guida, animali guida o di potere molto presumibilmente vi convincerete che è tutto frutto dell’immaginazione, pertanto superfluo se non inutile.

Il risultato è provare disorientamento o scetticismo.

Invece osservate i bambini e fate caso all’incredibile livello di concentrazione che attivano quando si dedicano a qualcosa, spesso sembrano altrove, ebbene sono semplicemente connessi con gli esseri del mondo invisibile e non ne hanno timore. Peccato, crescendo perdiamo questa capacità. Fermiamoci e domandiamoci se davvero siamo così certi non esista altro dalla realtà ordinaria, di tutti i giorni. Come si spiegano i sogni, le intuizioni, le premonizioni? E siamo così certi solo la capacità razionale sia il motore della vita?  L’immaginazione e la creatività non hanno forse nutrito da secoli artisti e offerto a tutti noi momenti di gioia?

Alessandra Bonizzoni