La meditazione sposta dalla modalità del fare e quella dell’essere.
È facile, ma non semplice. Facile perché è un’attitudine che ci appartiene: da bambini eravamo in grado di immergerci concentrati per ore su un gioco mentre intorno poteva succedere qualunque cosa; eravamo lì in quel momento e ce lo stavamo godendo! Crescendo perdiamo questa capacità, solo per mancanza di allenamento, però. Non è semplice riprendere una capacità ma è lì, latente ad attenderci e una volta nuovamente raggiunta, si è felici.
Quando mediti devi solo lasciare fluire la tua parte più profonda che, credimi, arriva se ti lasci andare ad un rilassamento totale in cui sei presente, sì, ma non è il pensiero a fare da intermediario tra quello che senti e la realtà, te stess*, il mondo.
Il pensiero continuo ci confonde: è incessante, ci convince di essere nel giusto e della correttezza dei nostri giudizi e punti di vista. Fermalo. Ferma la modalità del fare che va benissimo quando si tratta di risolvere questioni pratiche, spesso è però necessario attivare l’altra modalità, quella dell’essere, legata all’immaginazione e all’intuizione.
Si parla spesso di consapevolezza: bene, è proprio di questo che stiamo parlando. La meditazione, evitando alla mente e ai pensieri di aggrovigliarsi e generare agitazione o rabbia, consente di vedere il mondo circostante e la realtà per com’è. E magari aiutarci a risolvere i problemi in modo diverso, da un altro punto di vista oppure a non generare sofferenza inutile: meditare non vuole dire eliminare i pensieri (è impossibile!) ma esserne più consapevoli e allenarsi a lasciarli andare: arrivano, li riconosco e decido di non seguirne il flusso e torno al respiro.
La modalità del fare attiva il famoso “pilota automatico” per cui ripercorriamo sempre le stesse strade e non ci liberiamo dalle abitudini.
Basta un’ispirazione e un’espirazione e lasciarsi andare. Fidarsi di noi stess*.
Nei monasteri buddisti, solo per citare un esempio, viene insegnato a servirsi del proprio respiro proprio per arrestare la dispersione mentale e rafforzare la capacità di concentrazione. La forza della concentrazione nasce dalla presenza mentale. E la presenza mentale altro non è se consapevolezza. Per conservare a lungo la presenza mentale dobbiamo prestare attenzione ininterrottamente al nostro respiro.
Non c’è un conflitto tra la modalità del fare e dell’essere, lasciamo però a ciascuna il proprio ruolo senza che, come spesso accade, sia il fare a prevaricare.
Consapevolezza significa essere svegli. Significa sapere quello che stai facendo.
Jon Kabatt-Zinn
Passiamo più tempo a pensare alla nostra vita che a viverla per davvero.
energYDea ti offre la possibilità di scoprire il valore di imparare a stare con te stesso, senza fare nulla, senza giudicare e senza pensare troppo. Solo vivendo.
Vuoi mettere? 😉
Ti aspettiamo alle pratiche di meditazione.
Alessandra Bonizzoni